Dopo qualche settimana dal terremoto in casa Juventus, relativo all’inchiesta Prisma indetta dalla procura di Torino, la Cassazione si è espressa.
Il terremoto in casa Juventus, che ha portato alle dimissioni di tutto il Consiglio di Amministrazione bianconero, non finisce qui. La Cassazione si è espressa in merito.
Le accuse sono di falso in bilancio e aggiotaggio: ora però, la richiesta presentata dai legali della Vecchia Signora di spostare le carte processuali a Milano o a Roma, è stata respinta: il processo resta a Torino.
Il procedimento resta a Torino
La Cassazione si è infatti pronunciata sull’inchiesta che vede coinvolta la Juventus, Andrea Agnelli e molti altri dirigenti bianconeri. A quanto pare non si muoverà e resterà a Torino almeno fino all’udienza preliminare. La Procura generale della Cassazione ha dichiarato, infatti, come inammissibile la richiesta di trasferire gli atti a Milano per ragioni di procedura. La questione dunque dovrà essere risolta in Piemonte dai giudici torinesi. Le difese sostenevano che la sede competente del processo fosse Milano in quanto il reato di aggiotaggio, contestato alla dirigenza bianconera, è legato alla diffusione dei comunicati alla Borsa.
Richiesta giudicata “inammissibile”
Sarà il Gup (giudice di udienza preliminare) a prendere la decisione finale sulla territorialità. Anche perché le speranze di spostare il processo a Milano, per Agnelli & Co al momento, sono vane: “richiesta inammissibile“. La Cassazione ha infatti rigettato l’istanza perché dalla data di presentazione è intervenuta anche la richiesta di rinvio a giudizio per 12 imputati da parte dei magistrati torinesi. La procura generale della Corte di Cassazione ha quindi emesso oggi il proprio verdetto dichiarando inammissibile l’istanza presentata dagli avvocati della Juventus di spostare il processo a Milano dove, secondo i bianconeri, si “sarebbe” consumato il reato più grave ovvero quello di manipolazione di reato borsistico.
Due giorni dopo l’istanza degli avvocati alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Stando a quanto osservato dal procuratore generale, “l’esercizio dell’azione penale ha determinato la chiusura della fase delle indagini preliminari“. La conseguenza è che “la richiesta di trasmissione degli atti a un diverso pubblico ministero, sollevata dalla difesa, resta preclusa dal sopravvenuto radicarsi della competenza del giudice che procede innanzi a cui potrà essere sollevata la relativa eccezione“.